Giocattoli

Come la Barbie sfrutta le operaie cinesi

Originariamente pubblicato da Basta in francese

Nelle fabbriche cinesi che fabbricano le bambole Barbie o i giocattoli Fisher Price per il gruppo statunitense Mattel, «lo sfruttamento degli operai e delle operaie continua», accusano le organizzazioni China Labor Watch e Peuples Solidaires/Action Aid in un rapporto pubblicato nell’ottobre 2013.

Non meno di 152 bambole Barbie sono vendute ogni minuto nel mondo. Gli operai che le producono percepiscono solamente una porzione ridicola dei redditi accumulati da Mattel. Gli stipendi che sono loro versati rappresentano in media solo lo 0,8% del prezzo di acquisto di una bambola, ossia 0,12 euro per una bionda platino in plastica venduta a 15 euro. La rimunerazione degli azionisti, la vendita, la distribuzione ed il marketing rappresentano 12 euro. Il saldo corrisponde alla materia prima, ai diritti di dogana, alla rimunerazione dei quadri cinesi ed al trasporto in Cina [1]. Ogni minuto, azionisti, commercianti e venditori intascano dunque 1 824 euro, contro i 18 euro delle operaie che hanno fabbricato le 152 bambole.

Questo impressionante squilibrio rischia di aggravarsi. Perché Mattel esercita una pressione costante per ridurre i suoi costi di produzione in Cina. Risultato? I direttori delle fabbriche subappaltate ricorrono oramai a diversi artifici illegali (imbroglio sugli orari, non pagamento di quote e di ore supplementari…) per sottrarre una parte dello stipendio delle loro operaie.

Secondo il rapporto di Peuples Solidaires et China Labor Watch, solo nelle sei fabbriche prese in esame, sarebbero stati cosi deviati tra 6 e 8 milioni di euro dalle buste paga dei lavoratori. L’industriale del giocattolo si rifornisce in un centinaio di fabbriche in Cina. Per denunciare lo sfruttamento degli operai di Mattel, Peuples Solidaires /ActionAid ed i suoi partner hanno lanciato un "Appello urgente«e una petizione on line,»Liberiamo Barbie operaia" che ha raccolto già più di 60 000 firme. Una manifestazione di strada è prevista il martedì 10 dicembre a Parigi, in occasione della Giornata mondiale dei diritti umani [2]. Altre iniziative si svolgeranno anche in regione.

Il gruppo americano, leader mondiale del settore del giocattolo con 6,4 miliardi di dollari di fatturato e 777 milioni di benefici nel 2012, aveva messo tuttavia in opera nel 1997 un «codice di condotta» per garantire delle condizioni di lavoro decenti dai suoi fornitori. Fin dal seguente anno, degli investigatori di China Labor Watch si erano fatti passare per degli operai per osservare la situazione nelle fabbriche coinvolte. Avevano constatato delle molteplici violazioni dei diritti dei lavoratori, a disprezzo sia del codice di condotta di Mattel che della legislazione cinese. Da allora, ci sono state delle inchieste , e la situazione delle operaie non è migliorata [3]. Mattel si accontenta oggi di annunciare per mezzo stampa un’inchiesta sui fatti allegati. Esattamente come gli anni precedenti, da più di quindici anni...

di Olivier PETITJEAN

Traduzione in italiano : Fabienne Melmi (Global Action Italia)